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Studio elettrofisiologico. Aritmia.
16 gennaio 2019

La storia di Angela. Quando e perchè rivolgersi a un aritmologo?

Angela soffriva da diversi anni di una rara forma di tachicardia atriale. Nonostante si fosse rivolta a numerosi cardiologi, nessuno era riuscito a inquadrare il suo disturbo. Solo l'utilizzo dello studio elettrofisiologico, tecnica diagnostica appannaggio dell'aritmologo, ha consentito ad Angela di risolvere il suo problema e tornare a una vita normale.

Quando e perchè rivolgersi a un aritmologo? Ne parliamo con il Dott. Giuseppe De Martino, cardiologo aritmologo, Responsabile del gruppo di Aritmologi Servisan.

"La diagnosi delle aritmie richiede spesso conoscenze specifiche e tecniche di indagine sofisticate, che consentano di inquadrare il problema e di definire la strategia terapeutica più efficace. Le aritmie sono patologie complesse in cui nuclei di cellule "ribelli" alterano il normale funzionamento elettrico del cuore. Un'aritmia non trattata può avere conseguenze molto serie per chi ne soffre, peggiorandone la qualità della vita e rendendo complicate anche le attività più semplici".

     

Dott. De Martino, perchè rivolgersi a un aritmologo in questi casi?

"L'aritmologo è un cardiologo con una formazione specifica nella diagnosi e nel trattamento delle aritmie. Oltre allo studio dell'elettrocardiogramma e dell'holter, l'aritmologo si avvale di tecniche diagnostiche più complesse, quali il SEF, lo studio elettrofisiologico endocavitario".

In cosa consiste il SEF?

"Il SEF è una tecnica diagnostica altamente sofisticata, che consente di studiare, appunto, il funzionamento elettrico del cuore direttamente dal suo interno. Lo studio elettrofisiologico si svolge in sala operatoria. Con una puntura della vena femorale, si introducono dei cateteri-sonda all'interno del cuore. Attraverso queste sonde è possibile stimolare il cuore con degli impulsi elettrici ad alta frequenza, scatenando l'aritmia in totale sicurezza. Questa tecnica consente di individuare le cellule "ribelli", responsabili dell'aritmia, e di isolarle tramite ablazione".

E' necessario, quindi, un secondo intervento?

"No, già durante lo studio elettrofisiologico, una volta individuate le cellule che causano l'anomalia elettrica, si procede all'ablazione delle stesse, consentendo al paziente di ritornare a una vita normale. E' quanto è successo ad Angela, che dopo la procedura ha avuto una immediata risoluzione dei sintomi e ha potuto sospendere i farmaci, riprendendo le sue abitudini e recuperando la serenità".

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