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Scompenso cardiaco, la storia di Maria: un defibrillatore speciale per ricominciare a vivere
3 maggio 2018

Scompenso cardiaco, la storia di Maria: un defibrillatore speciale per ricominciare a vivere

A causa di uno scompenso cardiaco, Maria aveva dovuto sottoporsi a intervento per impiantare un pacemaker, ma continuava a stare male, aveva affanno anche con piccoli sforzi. A distanza di pochi anni, Maria si rivolge a Servisan, dove l’aritmologo e direttore del gruppo, il dottor Giuseppe De Martino propone l’impianto di un defibrillatore biventricolare in sostituzione del pacemaker. A una sola settimana dall'operazione, Maria ha ricominciato a stare meglio e a vivere una vita normale.

Uno scompenso cardiaco aveva drasticamente limitato le attività quotidiane di Maria. Nonostante anni prima fosse stata sottoposta a un intervento per impiantare un pacemaker, la giovane donna continua a stare male e ad avere l’affanno anche con piccoli sforzi. Maria decide di rivolgersi al dottor Giuseppe De Martino, aritmologo e direttore di Servisan, per risolvere il suo problema. Dopo un’attenta valutazione, il dottor De Martino le propone di sostituire il pacemaker con un defibrillatore biventricolare, un particolare tipo di defibrillatore che svolge la doppia funzione di interrompere eventuali aritmie veloci e di stimolare contemporaneamente entrambi i ventricoli. Il defibrillatore biventricolare aiuta il cuore di Maria a pompare meglio il sangue e le ha permesso, a una sola settimana dall’intervento, di stare meglio e di ricominciare a vivere una normale.

Cos’è lo scompenso cardiaco?
Lo scompenso cardiaco si verifica quando, per diverse cause, il cuore non ha più la capacità di pompare la quantità di sangue necessaria alle esigenze metaboliche dell’organismo. Le cause possono andare dall’infarto al restringimento fino all’occlusione delle arterie che irrorano il cuore, all’aumento della pressione sanguigna, patologie del muscolo cardiaco o delle valvole cardiache. I sintomi più comuni sono affanno, stanchezza durante lo svolgimento di attività fisiche che prima erano ben tollerate, e gonfiore alle caviglie, segno di ritenzione di liquidi che comporta spesso la necessità di instaurare la terapia con diuretici.

Come si diagnostica lo scompenso cardiaco?
Una diagnosi di scompenso cardiaco inizia sempre con una visita cardiologica che consente di valutare la storia clinica, i segni e i sintomi del paziente. Gli strumenti diagnostici che si utilizzano sono l’elettrocardiogramma, che permette di individuare una serie di alterazioni aspecifiche, e l’ecocardiogramma, che consente di stabilire il grado di dilatazione del cuore e la sua capacità di pompare sangue. A volte possono essere necessari anche altri esami quali risonanza magnetica cardiaca e coronarografia.

La terapia
In buona parte dei pazienti, la terapia farmacologica con ace-inibitori, sartani, beta-bloccanti e diuretici è in grado di garantire una buona qualità di vita e la stabilizzazione della malattia. Spesso, però, la terapia farmacologica non è sufficiente ed è necessario intervenire per via chirurgica con l’impianto di un pacemaker o di un defibrillatore. Entrambi utilizzati per la cura dei disturbi del ritmo cardiaco e per migliorare la funzione del cuore, il pacemaker monitora il battito ed eroga un impulso elettrico se rileva una frequenza bassa o molto bassa; il defibrillatore, oltre a svolgere le stesse funzioni, riconosce un’aritmia cardiaca a ritmi elevati e interviene prima che diventi pericolosa. Il biventricolare è un particolare tipo di defibrillatore che interrompe eventuali aritmie veloci e, grazie alla stimolazione dei due ventricoli, aiuta il cuore a pompare meglio il sangue.

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