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Fibrillazione atriale, anche le apnee notturne tra i fattori di rischio
19 aprile 2018

Fibrillazione atriale, anche le apnee notturne tra i fattori di rischio

Studi recenti confermano che la fibrillazione atriale, una delle forme di aritmia più diffuse, è una delle possibili complicanze della sindrome della apnee notturne, un comune disturbo in cui la respirazione si interrompe una o più volte durante il sonno. Commento a cura del dottor Giuseppe De Martino, aritmologo direttore del gruppo Servisan.

«Le apnee ostruttive del sonno, spesso associate anche al russamento, compaiono soprattutto dopo i 50 anni in entrambi i sessi, ma non è raro anche nei giovani - dice il dottor Giuseppe De Martino, aritmologo direttore del gruppo Servisan. - Compromettendo la normale respirazione notturna, e diminuendo drasticamente i livelli di saturazione dell’ossigeno nel sangue, le apnee nel sonno rappresentano uno dei principali fattori predittivi del rischio di fibrillazione atriale».

Apnee nel sonno, a rischio anche il cuore
«Nei pazienti con sindrome delle apnee ostruttive del sonno, i ripetuti episodi di “chiusura” delle vie aeree provocano una riduzione della quantità di ossigeno nel sangue e un parallelo aumento dell’anidride carbonica che non viene eliminata in modo normale - commenta il dottor De Martino -. Si tratta di condizioni che, rimanendo in certi casi presenti per anni, potrebbero determinare sia la dilatazione dell’atrio sinistro che un’alterata attivazione del sistema nervoso. Questo - aggiunge l’esperto - favorisce l’insorgenza di fibrillazione atriale».

Aritmie, apnee notturne e obesità: tre fattori collegati
«Non bisogna poi dimenticare - precisa il dottore - che chi soffre di apnee notturne spesso sono pazienti obesi. E anche l’obesità è associata allo sviluppo di aritmie». Per ridurre il rischio di aritmie e fibrillazione atriale, nei casi più lievi di apnee notturne basta modificare le proprie abitudini, ad esempio perdendo peso, ma anche riducendo l’assunzione di alcol o limitando l’utilizzo di sedativi. Nei casi più gravi si deve invece ricorrere a un trattamento ventilatorio notturno (CPAP). «L’importante - conclude De Martino - è rivolgersi a un medico esperto per effettuare una diagnosi di apnee ostruttive del sonno e iniziare un trattamento specifico. Questo, non solo per prevenire l’insorgenza della fibrillazione atriale e, nel caso, trattarla precocemente, ma anche per ridurre il rischio di ipertensione arteriosa, scompenso cardiaco, infarto e ictus associato alle apnee notturne».

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