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Lo sai che la fibrillazione atriale è più pericolosa per le donne?
19 aprile 2018

Lo sai che la fibrillazione atriale è più pericolosa per le donne?

Le donne sono più esposte alle conseguenze della fibrillazione atriale, una delle più diffuse aritmie. A confermarlo è uno studio pubblicato sul British Medical Journal che ha esaminato i dati di oltre quattro milioni di pazienti. Il commento di Giuseppe De Martino, aritmologo direttore del gruppo Servisan.

«La ricerca - commenta il dottor Giuseppe De Martino, aritmologo direttore del gruppo Servisan - ha evidenziato che la fibrillazione atriale provoca nelle donne il quadruplo degli ictus cerebrali, quasi il doppio degli scompensi cardiaci e il doppio delle morti. Non sono quindi gli uomini a essere più esposti al rischio delle conseguenze, anche se sono quelli generalmente più colpiti da questa patologia».

I soggetti a rischio
Il rischio di fibrillazione atriale aumenta con gli anni (0,1% sotto i 55 anni, 8-10% oltre gli 80) e, nel 30% dei casi, si può presentare anche in assenza di apparenti condizioni favorenti, quali una cardiopatia strutturale o condizioni che la possono determinare. Più spesso, invece, si può presentare in presenza di cardiopatie, associata a sintomi quali palpitazioni, dispnea, debolezza o affaticabilità, raramente sincope, dolore toracico.

Gli strumenti per una corretta diagnosi della fibrillazione atriale
«Per eseguire una corretta diagnosi della fibrillazione atriale - spiega l’aritmologo De Martino - si utilizzano strumenti diagnostici come l’elettrocardiogramma e l’holter ECG 24 ore che vanno a integrare la visita aritmologica. In alcuni casi, tuttavia, possono essere necessari anche indagini più approfondite come lo studio elettrofisiologico, che evidenzia la patologia e il trattamento da eseguire».

Come intervenire sulla fibrillazione atriale?
Esistono diversi modi per intervenire sulla fibrillazione atriale: con l’utilizzo di farmaci beta-bloccanti, calcio-antagonisti o altri antiaritmici che possono evitare il ripresentarsi dell’aritmia, e, infine, con l’ablazione trans-catetere che consiste in una piccola “bruciatura” dei fili “anomali” o delle cellule “impazzite” della zona dalla quale si origina la fibrillazione atriale. «La scelta dell’eventuale terapia farmacologica per prevenire le conseguenze da fibrillazione atriale - precisa l’esperto - deve anche tener conto del rischio aggiuntivo legato al genere femminile.

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